sabato 1 marzo 2014

Gruppo di lettura 2013 - 2014

7° Libro 26 febbraio 2014
L'amica geniale di Elena Ferrante

Gabriella Torretti
Di Elena Ferrante conoscevo "I giorni dell'abbandono", perciò ho affrontato la lettura di questo libro aspettandomi forti emozioni. Così non è stato. La narrazione è impeccabile, la storia, anche se si limita all'infanzia e all'adolescenza crea e delinea perfettamente le due co-protagoniste. Gli altri personaggi mancano di spessore, tanto che si confondono e si fa fatica anche a ricordare i loro nomi.Il linguaggio dei dialoghi mi è' parso troppo edulcorato per appartenere agli abitanti di un rione culturalmente e socialmente deprivato di Napoli.
Essendo una "ragazza "del '50 nel libro ho ritrovato molto del modo di rapportarsi tra noi bambine, in perenne competizione spesso simulata da amicizia. Anche la scuola di allora vi è ben descritta. Gare nozionistiche organizzate per la gratificazione dell'insegnante. Notevole la figura della maestra Oliviero che spinge e accompagna Elena nello studio e non perdona Lila per aver sprecato i suoi talenti.Vorrei lanciare un sondaggio"Chi è delle due l'amica geniale?"

Paolo Baroni
Questo romanzo non mi è piaciuto, per tre motivi.
1. La voce narrante all'inizio è una voce di bambina che a tratti appare troppo matura e ricca, producendo un'incongruenza stilistica. Usa vocaboli semplici (da bambina) e concetti complessi da adulta.
2. Il mondo che descrive è visto come fotografato da una cinepresa che raramente allarga la visuale sul mondo circostante. O meglio descrive il mondo attraverso la descrizione delle persone, dei loro "fatti". Se hai vissuto quel mondo o in un mondo simile te lo godi, altrimenti provi un certo fastidio. Rammenta quelle foto fatte dai ragazzi alle gite scolastiche: anche quando sono nel luogo più bello del mondo: fotografano solo loro stessi. I luoghi si vedono solo se sono riflessi nelle loro iridi e pupille, oppure se anche tu eri presente alla gita.
3. La lettura di questo romanzo mi ha annoiato. Forse perché lo trovo privo di fantasia? Forse perché sono un uomo e il libro parla essenzialmente dei problemi delle donne con gli occhi delle donne (gli uomini sono al margine anche quando sono co-protagonisti)? Forse perché parla del sud e io vivo al centro nord? Forse perché la capacità di scrittura (indubbia) dell'autrice mi è apparsa esaurirsi nei dialoghi e nei pensieri delle due protagoniste? A pensarci bene non lo so perché mi ha annoiato ma lo ha fatto. E un po' me ne dispiace.

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