6° Libro: 10 Dicembre
di George Saunders
incontro a casa di Mario e Nadia, 5 febbraio
Sono a metà della rilettura di “Dieci dicembre” di G.Saunders e voglio fare il punto della situazione. Innanzi tutto mi viene da esternare una serie di interrogativi che mi assillano, dato che è la prima volta nella mia ahimè non più breve vita che mi trovo a dover rileggere un testo di narrativa (finora mi era successo con testi scientifici, giuridici e affini). Che sia normale perdita di neuroni? Che sia una qualche forma di patologia senile? Che sia incapacità di adeguarmi a forme narrative consone a un pubblico giovanile, più duttile e meno tradizionalista? In ogni caso si tratta di sintomi preoccupanti, tutti.Devo però ammettere che la rilettura si rivela proficua, in quanto mi riesce capire (almeno credo..) fatti, circostanze, voci narranti a iosa, che costellano i vari e molto variegati racconti; e siccome sono una fanatica della ginnastica, sia mentale che fisica, e ho un ipertrofico senso del dovere, riesco perfino a ritenere utile la fatica fatta. Però. Che nostalgia per le vecchie narrazioni, magari lunghe e pignole nelle descrizioni, cui ti potevi abbandonare senza tensioni con te stesso o con l’autore, con fiducia nella razionalità delle cose! Non devo nemmeno andare molto lontano, basta il ricordo dell’ultimo libro letto con voi, che non solo non mi ha tolto il piccolo residuo di fiducia in me, ma me ne ha donata con l’esempio di un protagonista (uno solo!!!) che, attraverso la mediazione della voce narrante, da apparente nullità e perdente, diventa l’eroe sconosciuto, sempre fedele a se stesso senza essere aggressivo, capace di accettare la sua vita marginale e perciò anche la morte…. E l’autore non pretende di scoprire “il buo alle ‘onche” dicendoci che siamo tutti un po’ vittime e un po’ carnefici, un po’ normali e un po’ anormali, comunque diversi da come si appare.Seguirà, forse una rivalutazione di questa lettura, se avrete la pazienza di leggerla.Di quello che vi ho scritto è responsabile la pioggia.
Visto che ti fa questo effetto indesiderato, sarà mica il caso che i libri, quando piove, tu li legga in casa anziché in giardino?...
Giuliano Falorni
Roberto Mariotti
E' vero, Paola, "Dieci Dicembre" non è di facile e immediata "digestione". Occorre rimasticarlo, rileggerlo e cercare di assimilarlo piano piano. Non credo sia un problema di neuroni in esaurimento o di senilità patologica. Il testo, come scrive ancheGiuliano, richiede "continua attenzione per capirlo". Il tuo commento è appropriato e condivisibile e di certo non dovuto alla pioggia, come, scherzando, scrivi alla fine. A questo proposito scusa la mia banale battuta di qualche ora fa.
Gabriella Torretti
Questo libro e' una raccolta di storie di forte impatto, dallo stile originale, dai dialoghi molto riusciti. Richiede però un lavoro costante di interpretazione del lettore, che deve risintonizzarsi ad ogni racconto. Per quanto riguarda il contenuto, vi è una costante emotiva che fa da filo conduttore: la scelta tra l'avarizia dei sentimenti, l'individualismo meschino o un atto di altruismo. La possibilità di compiere atti di umanità disinteressata in un mondo che è governato dai mercati e le emozioni sono mercificate."Per fare il bene, devi decidere di fare il bene. Devi essere coraggioso. Difendere ciò che è giusto"
mi è rimasto impresso il racconto "10 Dicembre" per vari motivi. Il primo è lo stile, la tecnica con cui l'autore ci fa entrare nel mondo immaginario del bambino. Siamo letteralmente noi quel bambino e all'inizio per me è stato spiazzante e l'ho dovuto rileggere. L'altro motivo è il calore e l'amore che questo racconto emana. Il vecchio trova nei suoi ultimi istanti di vita un motivo per vivere, per amare ancora e per permettere agli altri di amarlo ancora. Come ho già detto nell'incontro, secondo me, alcuni racconti (come fuga dall' Aracnotesta, le ragazze semplica, fiasco cavalleresco) hanno come tema la paura di essere manipolati e della sperimentazione portata all'eccesso tramite l'uso indiscriminato di pillole pronte all'uso per ogni sintomo o malattia. Questo mi ha fatto ricordare altri libri dove si affronta una simile tematica o dove vi è la manipolazione dell'uomo come "Arancia meccanica" di Burgess, "Brave New world" di Huxley e "1984" di Orwell. In alcuni racconti è anche evidente il tema del "sogno americano" anche questo trattato in molti libri di letteratura americana. Bravissima Gabriella che è stata capace in poco tempo di darci un breve sunto di tutto il libro.
Carla Santini
Questo è il primo libro che leggo di questo autore e così mi sono chiesta se ha esordito in questo stile di scrittura, se lo ha fatto suo, se sta sperimentando, e tante altre cose ancora. La curiosità sul suo modo di raccontare ha coperto quella che normalmente viene detta trama e mi è venuta l'immagine di un muro dove cercare la crepa più ampia per vedere cosa ci fosse al di là. Pensieri nobili, anzi nobilissimi, condivisibili, universali che mi hanno riportato ad interessarmi della proposta descrittiva per poterne godere. Se non c'è una preparazione il libro si presenta faticoso. Ogni rigo si presenta come un fatto, una situazione. I personaggi si fondono l'uno con l'altro in un fabulare crescente e confuso per poi sciogliersi in una comprensione accessibile. I racconti vanno letti uno alla volta a distanza tale che permetta la riflessione anche sulle storie, alcune eccessive e scomposte, che lo scrittore propone. Sarebbe bene leggere ancora scritti di questo autore.
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