domenica 20 ottobre 2013

Gruppo di lettura 2013-2014

Incontro preliminare.

Circoscrizione 3. Via Corsica



1° LIBRO



Commenti

Luciana Russo
L’incontro si è svolto a casa mia ed oltre ai soci dell’Associazione era presente un piccolo gruppo esterno interessato al nostro gruppo di lettura perché anche loro hanno un’attività simile. Dopo un breve scambio d’informazioni si apre la discussione sul libro che è stata molto vivace poiché quasi tutti sono intervenuti. Il libro presenta una trama abbastanza scontata (il classico triangolo) ma ciò che rende grande il libro sono i temi affrontati: l’amore, il tradimento, l’amicizia, la memoria, la morte. Il romanzo tratta della storia di un’amicizia maschile e del suo presunto tradimento. Mentre leggiamo balza agli occhi il motivo predominante che è l’incomunicabilità fra gli uomini, la consapevolezza che non conosceremo mai veramente chi abbiamo vicino. Gli interrogativi finali non hanno risposta. La risposta quella vera non la sapremo mai. Non a caso Henrik dice “noi siamo ciò su cui manteniamo il silenzio”. Il personaggio della governante, presente dall’inizio della vita del protagonista, sembra rappresentare l’amore incondizionato a cui Henrik sa di poter attingere sempre. Il romanzo si presenta come un’opera ottocentesca e questo è chiaramente stata una scelta dell’autore che appartiene al ventesimo secolo. Lo stile e la forma sono eccezionali e risentono della sua formazione Germanica. Si sente per tutto il libro un profondo scavo psicologico tipico di quegli scrittori che si sono formati in quello che era stato l’impero asburgico negli anni che vanno dalla fine dell’ottocento fino al 1930 – 40.
Il libro, abbastanza complesso, è piaciuto quasi a tutto salvo alcuni che lo hanno giudicato troppo lento e pesante soprattutto nella seconda parte. Alcuni hanno rilevato delle affinità, per ciò che riguarda i temi affrontati, con libri come Amsterdam di Ian McEwan, La Macchia Umana di P.Roth o Il Fucile da Caccia di Inoue Yasushi.

Paolo Baroni
Molti nel gruppo hanno parlato della trama, cercando di esprimere ciò che, secondo loro, era veramente successo nel romanzo. Ma io penso che in questo caso l'intreccio non sia importante, o meglio è importante, anzi essenziale, rendersi conto che, come ogni vicenda umana che svolge e si consuma, la verità dei fatti non è una, ma è costituita da una rete. Un intreccio di pensieri, di cose dette o taciute, di amori, passioni, rancori, vendette dalle mille sfaccettature. Conoscere il perché dei fatti, la loro intima motivazione non è solo difficile, è impossibile.È meglio non cercare di sapere, non indagare, dare alle fiamme la prova ultima che ci può avvicinare a quello che riteniamo possa essere la verità dei fatti: corriamo il rischio di aumentare il nostro dolore o peggio, di fraintendere e di perderci nella rete labirintica dei pensieri altrui. Ciò che possiamo fare è solo parlare con noi stessi, come fa il protagonista, che sembra rivolgersi a Konrad, ma invece parla solo con se stesso. Ci possiamo avvicinare solo alla conoscenza di noi stessi, impresa già difficile. Conoscere l'altro è assolutamente impossibile. Il fascino di quest'opera è che ognuno può dare l'interpretazione che vuole, può vedere la SUA verità, perché non esiste UNA verità da sapere, nemmeno quando essa sembra ormai trovarsi lì sul piatto a nostra disposizione. In quest'opera il flusso di pensieri è l'impalcatura potente di una vicenda di amore e di amicizia che è soffocata dall'incomunicabilità e dalla morte, vere protagoniste della narrazione.

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